La Carboneria a Guagnano e nei paesi viciniori

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centrostudigioacchinoenapoleone
view post Posted on 23/5/2013, 06:09




La Carboneria a Guagnano e nei paesi viciniori
La Carboneria, la setta segreta che precedette la Giovine Italia di mazziniana memoria, nacque nel Sud d’Italia, prima come forma di opposizione alla politica di Giovacchino Murat, quando governò il Regno di Napoli per conto del cognato Napoleone Bonaparte (1806-15); poi, dopo la sua caduta, lottò contro Ferdinando I, re delle due Sicilie, puntando sulle libertà politiche e sulla concessione della Costituzione. Tuttavia, dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione metternichiana in Europa, il Movimento Carbonaro assunse carattere patriottico e anti-austriaco, estendendosi e radicandosi nel Centro e nel Nord d’Italia. Ovviamente, il mio obiettivo è molto limitato sia geograficamente (Nord-Salento), sia temporalmente (Moti di Napoli 1820-21). Dunque, anche la Terra d’Otranto fu scossa dalla passione politica che infiammava i membri della Carboneria fondando sette e sotto-sette con nomi strani sorti dalla fantasia dei fondatori. La città di Lecce ebbe sei “vendite”, ossia luoghi segreti di ritrovo degli adepti; ventisette l’intera provincia. Tanto per rimanere nel nostro circondario, Squinzano ebbe due sette: una detta dei Pitagorici, l’altra Sollievo dell’Umanità, i cui membri si riunivano nella Villa del noto galantuomo Teodoro Cleopazzo.
A Novoli sorse un movimento settario denominato Nuovo Carbone, dove operarono assai decisi i “civili” Saverio Degli Atti, detto “il Terribile” per il suo temperamento passionale e un suo parente, Francesco Degli Atti. Questi, col grado di Tenente, reclutò un drappello di coraggiosi che portò a Napoli in soccorso del generale Guglielmo Pepe contro gli austriaci che avevano ricondotto a Lubiana re Ferdinando, traditore della Costituzione appena concessa al popolo, come sanno tutti i bravi studenti. Spese tutto il suo patrimonio per la causa carbonara, subì persecuzioni e carcere duro, ma tenne viva la fiamma della libertà.
A Veglie operarono i Filadelfi, nati in Francia per contrastare la tirannide napoleonica, ma in seguito si formarono due altre “vendite” carbonare denominate “La Fortezza dei Salentini” e “La Valorosa Costanza”, che si ispirarono ad Alfieri e Metastasio.
A Campi S., paese più grosso del nostro, si contarono 220 iscritti, detti “Buoni Cugini”, mentre la loro vendita era chiamata “Campi Libera” , guidata dal gran Maestro, il Canonico Don Pietro Bari. Spesso si riunivano nella masseria denominata gli Sognazzi, nelle vicinanze dell’attuale stazione ferroviaria. In questa masseria era stato praticato un cunicolo sotterraneo per evadere in caso di pericolo.
Anche la vicina Salice aveva il suo movimento settario assai nutrito, che raggiunse i 256 seguaci con nome e cognome ben precisi, più 41 membri non ben individuati dal giudice provinciale. Ecco cosa dice lo storico di quel paese Giovanni De Nisi: “A Salice già fioriva la setta dei Figli di Sofia, importata dal sacerdote don Vittorio Capocelli, reputato uomo dotto, Grossa Luce ed oratore della Loggia massonica. Da questa scaturirono I Figli di Sofia e Patrioti, con a capo Francesco de Castris; e I Decisi, morte, terrore e spavento, con a capo Pietro Baldassarre; ed infine, I Decisi e Filadelfi, capeggiati da Lelio Capocelli. Questa setta fu una delle più insidiose e temute perciò si stabilì in Salice un clima di terrore, di vendette e di persecuzioni. I carbonari liberali che volevano mantenersi estranei erano maggiormente presi di mira, specie se rifiutavano di iscriversi all’onorata e temibile setta” (Giov. De Nisi, Salice Terrae Hidrunti, p. 156).
Guagnano partecipò ugualmente ai moti carbonari come ci informa lo storico leccese Pietro Palumbo. Operarono nel nostro paese di appena 1500 anime diverse società segrete; fra queste I Seguaci della Virtù, guidata dal sac. Luigi Degli Atti, che peraltro venne arrestato. Questa vendita era costituita da ben 36 affiliati, di cui facevano parte Mariano Candido, Ortenzio Degli Atti, Vito Fanizza, Giuseppe Marangio, Giov. Antonio Tafuro, proveniente quest’ultimo dalla setta dei Calderai. In Guagnano operarono altre vendite, quella dei Filadelfi e Massoni, di cui fu Gran Maestro Martello Martucci, e i Ventiquattro Decisi, di cui fu capo Angelo Candido. Questi movimenti agirono nella clandestinità anche dopo l’Italia Unita, per cui non passarono inosservati alla Polizia di Stato. Il 15 febbraio del 1828, con una sua Circolare, il ministro di Polizia Generale ordina agli Intendenti provinciali (attuali prefetti) di reperire l’elenco dei settari prima del 1820. I sindaci, complici, se la prendono con comodo, così gli elenchi sono pronti soltanto due anni dopo, intitolati “Statuti della Carboneria in Terra d’Otranto”. Consunti da umido, polvere e tarme, sono stati pubblicati da Michela Pastore col titolo “Settari in Terra d’Otranto”, da dove ho attinto le notizie. Essi forniscono le generalità complete di ogni settario. Anche la Frazione di Villa Baldassarri, coi suoi circa 300 abitanti, scrisse una sua pagina di gloria nelle lotte politiche per le conquiste civiche di libertà e costituzione. Qui si distinse la setta dei Filadelfi capeggiata dal Gran Maestro don Vincenzo Faggiani, parroco del Borgo. Egli riuscì a istruire e poi mandare a Napoli in aiuto degli insorti, capeggiati da Guglielmo Pepe, ben sedici settari che si unirono ai novantacinque di Guagnano.
Nella Seconda Parte di questo saggio fornirò ai lettori di Guagnano/Informa l’elenco completo dei nomi, cognomi, mestiere e setta di appartenenza, di grande interesse per la conoscenza della nostra storia municipale, sia di Guagnano sia di Villa Baldassarri, ovviamente.
fonte: guagnanoinforma - Mercoledì 01 Maggio,16:13
 
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