La vita e i debiti del cartografo di Napoleone

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centrostudigioacchinoenapoleone
view post Posted on 20/4/2009, 08:29




Paolo Mauri - Luis-Albert-Ghislain Bacler d' Albe non ci ha lasciato nessun diario ed è un vero peccato: si limitò a raccontare con grande maestria i territori di sua competenza attraverso le carte geografiche da lui disegnate. Ma non era un geografo o cartografo qualsiasi: era il cartografo di Napoleone Bonaparte, anzi il capo del Servizio topografico dell' Armée , incaricato di preparare la carta del Teatro di Guerra in Italia per la II campagna del 1800. Bacler d' Albe sarebbe rimasto legato a Napoleone fino alla disfatta finale. Il generale lo aveva invitato a seguirlo nella campagna d' Egitto, ma la moglie di Bacler d' Albe aveva pensato bene di nascondere la lettera in modo da evitare la partenza di lui per terre lontane. Dal 1804 diventò il cartografo ufficiale dell' Imperatore: alloggiava in una tenda vicina a quella imperiale e prendeva parte attiva alle sedute di strategia militare indicando col compasso gli spostamenti delle truppe e disegnando minutamente le asperità del terreno. La caduta di Bonaparte coinvolse anche lui: nella campagna di Russia aveva perso tutto il suo equipaggiamento e si era indebitato per sessantamila franchi. Finì col fare il pittore per cercare di guadagnare qualcosa e morì nel 1824. Napoleone, nel suo testamento, aveva lasciato detto che la carta d' Italia di Bacler d' Albe fosse mandata al figlio, il re di Roma. La storia di Bacler d' Albe è una delle tante che si possono leggere nel bel volume di Laura e Giorgio Aliprandi, Le grandi alpi nella cartografia 1482-1885 che esce in questi giorni da Priuli & Verlucca (pagg. 360, sip) . è la riedizione aggiornata, dopo trent' anni, di un testo (e di una raccolta di carte) ormai da tempo introvabile. Disegnare le montagne non era impresa facile per gli antichi cartografi: in genere se ne dava una rappresentazione simbolica, usando dei conetti di talpa senza curarsi, per esempio, di definire l' altezza che solo con strumenti più moderni è stato possibile stabilire senza più errori. Per molto tempo ci fu indecisione se assegnare al Bianco o al Monte Rosa la palma della vetta più alta. Ma poteva capitare (vedi la carta secentesca di Borgonio) che un monte rispettabile come il Monte Rosa non fosse neppure individuato. Nel 1500, del resto, si pensava che la montagna più alta del mondo fosse il Picco di Teneriffa a cui si attribuiva un' altezza di quaranta chilometri e ancora a fine Seicento c' era chi prendeva in considerazione montagne alte cento chilometri. Se Napoleone aveva compreso benissimo l' importanza militare della cartografia , i potenti della terra che lo avevano preceduto sapevano altrettanto bene che la conoscenza dei propri domini e di quelli degli stati amici o eventualmente nemici era essenziale. Carlo VIII, il re di Francia che avrebbe fatto la famosa discesa in Italia, si era preoccupato di conoscere bene la strada e aveva incaricato tale Jacques Signot di descrivere le strade e i colli che avrebbe incontrato nel suo cammino. Signot fece una relazione anonima (era una spia e dunque doveva difendere la propria identità) dalla quale si ricava anche una notizia intorno ad un antichissimo tunnel , il Buco del Viso o Pertuis du Viso , che fu completato nel 1480. Era lungo ottanta metri sotto il colle delle Traversette (a nord del Monviso) e permetteva di transitare più facilmente tra Francia e Piemonte , soprattutto a scopo commerciale. Il sale della Provenza contro il riso e l' olio italiani. Ne parla Nico Orengo nel Salto dell' acciuga dove sono proprio i commerci tra Piemonte, Provenza e Liguria a tenere campo: e descrive i muli carichi di sale che entrano nel tunnel. Il primo cartografo che segnalò graficamente in una sua carta il Buco di Viso fu Jean-Baptiste Nolin nel 1690. Egli dice che il passaggio si può compiere in due ore con muli carichi . Segnalano il Pertuis altre due carte, quasi coeve, quella di Hubert Jaillot e quella di Père Placide. Secondo gli autori della Cartografia potrebbe esserci una fonte comune. Il volume, ricchissimo di carte, esamina la cartografia delle varie nazioni europee con una gran messe di particolari che mettono in gioco la scienza , che va via via costruendo le proprie certezze, e la fantasia , ingrediente sempre presente quando si ragiona di uomini. Per concludere che le Alpi vennero prese sul serio in tempi abbastanza recenti, quando gli uomini, appunto, incominciarono seriamente a dominarle.
fonte: Repubblica, 11 novembre
 
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