MARENGO LA BATTAGLIA la 'napoleonland' del terzo millennio

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centrostudigioacchinoenapoleone
view post Posted on 20/4/2009, 07:59




Massimo Novelli - Sui campi di Marengo piove e c' è afa come allora. Duecentotto anni fa, fra la fine di maggio e nelle prime due settimane del giugno 1800, per diversi giorni la pioggia, mista all' umidità soffocante ma anche al freddo serale, si abbatté sulla pianura compresa fra lo Scrivia e il Bormida, rendendo impraticabili le strade e i sentieri, e ostacolando il guado dei fiumi e dei torrenti. Il sole si levò la mattina del 14 giugno, quando l' Armata di Riserva di Napoleone Bonaparte, da sei mesi primo console della Repubblica, entrò nella decisiva collisione con le divisioni austro-ungariche di Zach e Melas. E quel sole, unito alla fortuna, al caso e soprattutto all' eroismo di Desaix e di Kellermann, incoronò la vittoria del futuro imperatore dei francesi, facendone nascere il mito. Anche oggi, nell' anno poco di grazia del 2008, piove e trasuda umidità a Marengo. Al pari di quei giorni, tuttavia, il barometro volge ormai al bello. La buona notizia è rappresentata dalla volontà della Provincia di Alessandria di ridare presto nuova vita al Museo della Battaglia di Marengo, chiuso dal 2003, con l' obiettivo di garantirgli una dimensione di caratura internazionale, per innovazione e qualità, alla stregua dei siti napoleonici di Waterloo e di Austerlitz, con cui si cercherà un rapporto di collaborazione. Non più visitabile dopo il terremoto che lo lesionò seriamente, il museo era ospitato a Villa Delavo (poi Cataldi), l' edificio che il farmacista alessandrino Giovanni Antonio Delavo, appassionato cultore di memorie napoleoniche, fece costruire fra il 1843 e il 1847 per immortalare la vittoria del Grande Corso. Il restauro della villa è in atto da tempo, tanto che si ritiene di terminarlo entro la fine dell' anno. Ma la sorpresa è costituita dal fatto che, caso più unico che raro nel nostro Paese, è pronto il progetto per la riqualificazione del museo, del suo parco e del territorio circostante che fu teatro della battaglia. Non resta, a questo punto, che trovare i fondi per finanziarlo. L' impresa per reperire i circa tre milioni di euro, in ogni caso, non pare difficile. Fondazioni bancarie, come quella della Cassa di risparmio di Alessandria, e imprenditori, insomma, sembrano essere intenzionati a rispondere all' appello. Se tutto filerà liscio, il museo potrebbe essere aperto nella primavera del 2010. Lo assicurano almeno le persone che hanno lavorato e lavorano sodo per vedere realizzata un' opera destinata a rilanciare la città piemontese, tanto sul piano culturale quanto su quello turistico. Si tratta di Paolo Filippi, presidente di centrosinistra della Provincia di Alessandria, e degli assessori Maria Rita Rossa (Cultura) e Massimo Barbadoro (Edilizia), nonché di Gigi Poggio (funzionario dell' Amministrazione provinciale) e dello storico militare Giulio Massobrio, autore con Marco Gioannini di un ottimo libro - Marengo, pubblicato qualche anno orsono da Rizzoli - sulle vicende belliche del 14 giugno 1800. «Sarà un luogo estremamente innovativo e interattivo, - spiega l' assessore Rossa - che, oltre ad offrire cimeli e documenti napoleonici, utilizzerà diversi altri linguaggi e si avvarrà delle tecnologie più avanzate per raccontare un importante capitolo della storia europea, in particolare ai giovani». Installazioni, murales, plastici, video, percorsi multimediali e persino play-station, in sostanza, accanto ai lasciti storici, troveranno posto al pianterreno e al primo e secondo piano di Villa Delavo, che ospiterà convegni, mostre e altre iniziative culturali e di richiamo. Quando sarà operativo, il museo potrebbe fungere da volano anche per il risanamento della non lontana Cittadella settecentesca. Si punta dunque a un «centro di eccellenza» per Alessandria e provincia. Lo si fa a ragion veduta. Anzi: a ragion napoleonica. Fu lo stesso Bonaparte a vagheggiare, a sua gloria imperitura, la trasformazione del borgo di Marengo in una «Città delle Vittorie». Ovverossia una vera e grande città che avrebbe dovuto sorgere nei pressi dei campi di battaglia, e che avrebbe ridotto la stessa Alessandria a semplice appendice o sobborgo. Napoleone aveva in mente palazzi e monumenti sontuosi e imponenti, tra cui una piramide. Non se ne fece nulla. se non quella piccola e piuttosto anonima colonna sormontata da una bronzea aquila gallica, che la Municipalità di Alessandria eresse il 14 giugno del 1801. Dopo Waterloo, l' esilio di Napoleone a Sant' Elena e il ritorno dei Savoia sul trono, la colonna fu prelevata dagli austriaci e, in seguito a varie peripezie, finì a Fiume. A riportala a Marengo furono i legionari fiumani di Gabriele d' Annunzio. Qualcosa di quei sogni di grandezza, qualche frammento della mai nata «Città delle Vittorie», potrebbero ora vedere la luce. è ancora prematuro svelare tutte le idee dei promotori del nuovo museo di Marengo, ma è lecito azzardare qualche ipotesi. Per esempio questa: si parla della possibilità di realizzare davvero la famosa piramide che l' imperatore aveva desiderato. Potrebbe essere la porta d' ingresso del museo. Un po' come è accaduto per il Louvre.
fonte: Repubblica 31 maggio
 
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helis
view post Posted on 17/11/2009, 21:49




è stata una grande vittoria !!!
 
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1 replies since 20/4/2009, 07:59   30 views
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