Napoleone bestseller

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centrostudigioacchinoenapoleone
view post Posted on 17/4/2009, 12:27




Susanna Nirenstein - Nel cinema la chiamano ripresa in soggettiva. Si mette la macchina da presa come se fosse nella testa, negli occhi, del protagonista, e quel che si vedrà sullo schermo sarà il suo punto di vista. In un certo senso Max Gallo ha scritto una biografia "in soggettiva": si è messo sulle spalle e nel cuore di Napoleone Bonaparte. Max Gallo è uno storico generoso: a 68 anni ha scritto circa sessanta libri, molti di storia, molti di narrativa. Ha fatto anche il portavoce del governo socialista nel 1983, il consigliere di Mitterrand, il deputato all' Assemblea nazionale e al Parlamento europeo. E' uno che non sa mai star fermo: si alza tutte le mattine alle quattro e scrive. Dice che è la cosa che più gli piace fare al mondo. Dopo aver pubblicato libri su Robespierre, la Spagna franchista, la mafia, il dispotismo, Jaurès, Garibaldi, Rosa Luxemburg e chi più ne ha più ne metta, poco tempo fa ha affrontato il "nodo" della storia francese, l' uomo più amato e più odiato, il rivoluzionario, il riformatore, il dittatore, la grandeur, la sconfitta. E ha deciso di farne quasi un romanzo, anche se lui forse non è d' accordo con questa definizione. Un' operazione legittima? Glielo chiederemo. Per ora vi diciamo che in Francia la massiccia tetralogia su Napoleone ha venduto poco meno di un milione di copie e che la Mondadori manda oggi in libreria, nella stessa collana dei Ramses, il primo volume, Napoleon, La voce del destino (pagg. 432, lire 19.000) con una tiratura iniziale di 200.000 copie - gli altri tre, Il sole di Austerlitz, I cieli dell' Impero, L' ultimo immortale, saranno disponibili rispettivamente il 16 marzo, il 18 maggio e il 13 luglio. Professor Gallo, lei non crede che il rilancio della storia come romanzo sia il frutto della difficoltà di comunicazione che ha la ricerca e storia accademica? E che questa tendenza divulgativa vada a scapito della realtà dei fatti? "Sono stato insegnante di storia contemporanea all' Università e sono romanziere. In realtà non ho mai accettato l' accento che il marxismo e la scuola delle Annales di Braudel ponevano sulle strutture: secondo la loro impostazione, la storia era un meccanismo mosso solo da economia e forze sociali. Gli uomini erano messi in secondo piano. Io con Napoleone, ho voluto cambiare le carte in tavola: come storico ho prestato la mia conoscenza della realtà, come romanziere ho messo l' uomo al centro della scrittura, ma, sia chiaro, non mi sono mai preso delle libertà nei confronti dei fatti. Ho voluto stare con Napoleone al di là del giudizio, capire come e perché era diventato quel fantastico personaggio che è stato, seguire i suoi movimenti al presente. Non l' ho mai lasciato, ero sempre con lui. E dunque non ho staccato tra Napoleone stratega e combattente, politico, legislatore, amante. Questi pezzi di lui sono stati studiati e ristudiati, ma divisi l' uno dall' altro distruggono l' unità della persona. Io invece ho ricreato il movimento di una vita, quella sua energia vitale straordinaria che ne fa un mito paragonabile a quello di Prometeo". Non la imbarazza essere pubblicato in una collana che ha edito i fantasiosissimi Ramses di Jacq? "No, il mio non era un lavoro accademico. Anche se per scrivere ho usato la realtà esatta dei fatti, mi sono documentato sui libri degli storici - sa che ci sono più di 80.000 testi su Napoleone? - sulle sue lettere, i discorsi, le innumerevoli testimonianze. Ho preso la realtà e l' ho articolata in una scrittura diversa. L' ho messa in scena. Ho sfidato gli accademici a trovare un errore, un' inesattezza: tutto è provato dai testi. Se è uscito in una collana popolare, sarà più facile che venda molto, come ha venduto molto in Francia. E io ne sarò contento. Bisogna non avere pregiudizi. Non sono importanti i canali di diffusione, ma quel che si dice". Ma nel descrivere i pensieri, le sensazioni di Napoleone, davvero non ha fatto ricorso alla fantasia? "No. Non faccio delle ipotesi, metto in scena quel che ho trovato nei testi. Anche quando parlo delle cose più private, per esempio, della prima volta che a 18 anni è andato con una donna, una giovane prostituta, mi baso su un "resoconto" dello stesso Napoleone: potevo pubblicarlo come era, ho preferito sceneggiarlo, e ho fatto lo stesso con le lettere mandate a Josephine mentre era alla testa dell' armata in Italia nel 1796: non mi piaceva mettere in un capitolo a sé la sua relazione con le donne. Non l' ho abbandonato, l' ho seguito mentre attraversa il ponte durante la campagna militare e poi, in un momento di sosta, scrive una lettera d' amore. Ora è un capo militare, e pochi attimi dopo è l' uomo geloso. Come succede nella vita". Figlio e re della Rivoluzione, ha detto Furet. Eppure la sinistra non ha mai fatto pace con lui. Napoleone è ancora una figura controversa. Non si è smesso di dibattere se sia stato più il dittatore che ha ucciso il cambiamento radicale o l' uomo che ha portato lo spirito delle riforme e della democrazia in tutta l' Europa. Lei, che è da sempre considerato un uomo di sinistra, che ha scelto di scrivere così tante biografie di rivoluzionari, che ne pensa? Perché stavolta ha optato per Napoleone? "Napoleone non ha ucciso la Rivoluzione. La rivoluzione è morta nel 1894 con la morte di Robespierre. Bonaparte prende il potere invece nel ' 99 quando la questione che si pone alla Francia è la restaurazione o meno della monarchia e lui la ferma, a proprio beneficio è vero, ma ponendo dei blocchi granitici di libertà da cui nascerà la nuova Francia, il codice civile, i prefetti, le scuole. Le sue armate esportarono dovunque l' illuminismo e l' idea nazionale. Ho visto in lui un uomo lucido, di una energia incredibile, un uomo d' ordine naturalmente, ma attaccato ai principi rivoluzionari. Sapere se tutto ciò è a sinistra o a destra non ha nessuna importanza". Perché oggi è tanto diffuso il bisogno di tornare ai miti del passato? "La politica in questi anni ci trasmette un senso di impossibilità all' azione. I politici sembrano oggetti, non attori. Napoleone lotta con la storia, è volontà, ancora una volta, ripeto, energia. Credo si abbia semplicemente nostalgia di tutto questo". Nostalgia dell' uomo forte? "No. Di un piccolo corso immigrato, che parla male il francese, diventa imperatore, conquista l' Europa, perde, cade, perché il destino può più di lui. Prometeo appunto, la lotta dell' uomo per cambiare la storia, e anche la sconfitta". Era simpatico? "Chi lo sa. Aveva uno sguardo affascinante, un sorriso seducente, un parlare vivo, con quel suo accento. Aveva un carisma reale, dovuto non solo al potere. E poi era coraggioso, e questo lo fece amare immensamente: chiedeva ai soldati la capacità di morire, ma restava con loro al centro della battaglia". Balzac popola i suoi romanzi di ex combattenti di Napoleone che ricordano quei momenti. "Balzac, Hugo, Stendhal, Chateaubriand. Goethe, Tolstoj, Manzoni... Quasi nessuno ha potuto fare a meno di scrivere di lui".
fonte: Repubblica 27 gennaio
 
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