QUANDO JANE AUSTEN VINSE NAPOLEONE BONAPARTE

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centrostudigioacchinoenapoleone
view post Posted on 17/4/2009, 10:40




Beniamino Placido - "ORGOGLIO e pregiudizio", il film di Robert Z. Leonard (1940) che va in onda questa sera su Raitre, all' interno del ciclo dedicato a Laurence Olivier, può essere visto in due modi diversi. Chi si mette davanti al teleschermo per divertirsi (e fa benissimo) vi troverà una storia delicata, un' interpretazione sottile, accenti volti e costumi d' epoca. Chi si interessa dei problemi - modesti ma non futili - della critica letteraria, ripenserà guardandolo ad una vecchia questione. E' possibile che un' opera letteraria nasca in modo del tutto indipendente - fino all' irriverenza - nei confronti del momento storico che la esprime? Sembra proprio essere il caso del romanzo di Jane Austen, da cui questo film è tratto. "Orgoglio e pregiudizio" fu scritto fra il 1796 e il 1811, gli anni più caldi della Storia d' Europa (e forse del mondo). Una dopo l' altra erano esplose due rivoluzioni: quella americana prima, quella francese dopo. Adesso se ne coglievano i frutti. Napoleone Bonaparte metteva a soqquadro il vecchio mondo. Che tempi, che emozioni! Nessuno poteva restare indifferente. Il filosofo Hegel vedendo passare l' Imperatore a cavallo per le strade di Jena, nel 1806, dichiarava: ho visto passare lo spirito del mondo". Il poeta inglese Wordsworth diceva: "ah! era divino essere giovani in quegli anni". Anche la scrittrice inglese Jane Austen, era giovane in quegli anni: per essere nata nel 1775 da un ecclesiastico. Ma per lei il mondo intorno non esisteva. Passò tutta la vita (morirà nel 1817) nello Hampshire, sempre in famiglia, senza sposarsi, scrivendo sei romanzi. I suoi familiari racconteranno di non averle mai sentito fare un solo accenno ad avvenimenti pubblici, in tutta la vita. Eppure non poteva ignorare cosa stava accadendo. Due suoi fratelli erano imbarcati nella "Royal Navy", impegnati a combattere Napoleone sui mari, e diventarono ambedue ammiragli. Ma nei suoi romanzi di tutto questo non c' è traccia. Se non in un senso - chissà - segretamente ironico. La "Dichiarazione dei diritti" americana comincia con le parole famose "Riteniamo queste verità di per sè evidenti, che tutti gli uomini nascono uguali"? Ebbene, "Orgoglio e pregiudizio" comincia con la frase - a suo modo altrettanto famosa -: "E' una verità universalmente riconosciuta"... Quale? ci chiediamo: "... che uno scapolo largamente provvisto di beni di fortuna, debba sentire il bisogno di ammogliarsi". Segue una vicenda tutta privata, fatta di palpiti, amori, corteggiamenti, proposte di matrimonio: sollecitate accettate o rifiutate. E tutto accade con la formalità lieve e graziosa di una grande danza. Un gran libro. Una bellissima storia. Dunque, è possibile scrivere un capolavoro fuori della Storia? Forse sì, e forse no. Perchè c' è chi sostiene che questa pacifica ragazza di campagna è stata in realtà uno degli avversari più fermi di Napoleone. Ha fatto (e vinto) una scommessa. Ha detto agli inglesi - e a chi altri voleva stare ad ascoltare -: si può organizzare il proprio destino in modo decente, senza fare la rivoluzione francese. Senza mettersi in testa il tricorno dell' Imperatore. Senza dichiarare guerra agli altri Imperatori. Vedete? Nei miei romanzi l' Imperatore non c' è, eppure tutto funziona lo stesso. E non è una scommessa conservatrice, tutt' altro. In un mondo in cui il matrimonio è uno scambio - fra la donna, che vende la propria sessualità per ottenere il matrimonio, e l' uomo che si vende in matrimonio per accedere alla sessualità femminile - la Austen dice che no. Che bisogna arrivare al matrimonio sì, ma seguendo e rispettando le ragioni del cuore. Perchè questo lungo discorso? Per incoraggiarvi innanzitutto a vedere questo vecchio film che se lo merita; e che solo in televisione ormai si può rivedere. E poi per farci perdonare il fatto che non riusciamo ad odiare, in questi giorni - malgrado tutto - nè Liverpool, nè Manchester, nè - meno che mai - lo Hampshire. Questa è l' Inghilterra che abbiamo amato, capace di proporre una educazione sentimentale così energica e gentile. Così politicamente significativa. Così educatamente "progressiva". Questa è l' Inghilterra che riprenderemo ad amare con più forza, non appena avrà messo a posto i tifosi del Liverpool, del Manchester, e - se ci sono - anche dello Hampshire.
fonte: Repubblica — 05 giugno
 
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