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centrostudigioacchinoenapoleonePosted: 9/8/2011, 15:32
LE ORIGINI ASCOLANE DELLA FAMIGLIA DI NAPOLEONE BONAPARTE
del Prof. Avv. Mauro Rosati di Monteprandone

La scoperta di tale documento presso l'Archivio di Stato di Ascoli è stata veramente casuale e forse, anche quale "premio" per il mio spirito di ricerca!
Infatti è in una misciellanea relativa alle prove nobiliari per l'Ordine di Malta di alcune ed oserei dire, ben poche, famiglie ascolane, che ho rinvenuto la "Memoria storica e diplomatica della primativa origine ascolana dell'antica e nobilissima famiglia Bonaparte" compilata nel 1808 dal Notaio Antonio de Angelis di Ancarano, distretto di Ascoli.
Ma veniamo al documento: "...è arcinoto che il grande condottiero Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio in Corsica il 15 agosto 1769 e che la sua famiglia aveva origini toscane; secondo l'autore del documento, il De Angelis, le origini di tale famiglia dovevano ricercarsi nel terroritorio di Ascoli della Marca.
Questa scoperta iniziò a svilupparsi nel 1795 sull'onda del successo dei bonapartisti: i primi indizi furono dati dal nobile Vincenzo Cattodri, studioso di storia locale, il quale asseriva che questa famiglia aveva il proprio sepolcro nella chiesa gotica di S.Francesco ed egli stesso, aveva letto in nome"Bonaparte" in una antica carta esistente nella sacrestia di questa chiesa nella quale erano annotati i proprietari dei sepolcri.
Questo tempio era stato costruito grazie alle elargizioni delle piu' nobili famiglie ascolane nel 1270 e dato che in quel periodo i componenti la famiglia BONAPARTE ricoprivano le piu' alte cariche della città, non è da dubitare che possedessero un sepolcro lì.
Inoltre il Canonico don Filippo Bonaparte di s.miniato e sua sorella Rosa, sposata al conte Torelli di Fano, confidarono al nobile Carlo Lenzi ed al signor Salvatore Fiorentini che la famiglia Bonaparte di S.Miniato era originaria di Ascoli e che Napoleone Bonaparte, quando era stato suo ospite con lo Stato Maggiore, lo aveva riconosciuto come suo parente, regalandogli una croce da cavaliere.
La famiglia BONAPARTE era fin dal XII sec. nella città di Ascoli, illustre per nobiltà di natali, per valore militare e ricopriva le più alte cariche della repubblica.
Dalla metà del 1242 al 1250, la guelfa Ascoli fu sottomessa all'imperatore Federico II.
Morto nel 1250 l'imperatore, la città riacquistò la libertà e riorganizzò la repubblica, recuperando i castelli sugli appennini, tra i quali, MONTEGALLO che in quel periodo si nominava S.Maria in Lapide.
Il Comune sottomesso, i cui cittadini ricevevano la cittadinanza ascolana si impegnava a ricevere da Ascoli il loro "podestà" o "castellano", di dar soccorso in occasione di guerra e di presentare ogni anno un tributo consistente in un "palio" in onore di S.Emidio.
Lo status nobiliare dei Bonaparte è comprovato dal fatto che il podestà o il castellano veniva generalmente scelto tra la schiera dei cavalieri.
E' importante anche notare che il nome Bonaparte senza alcun cognome fa pensare che questo personaggio sia stato il più cospicuo personaggio progenitore della intera discendenza.
Questi ebbe nel 1253 un figlio di nome GIOVANNI BATTISTA di BONAPARTE. Nel 1278 costui venne inviato, all'età di venticinque anni,a Firenze in rappresentanza della guelfa Ascoli confederata con la repubblica di Firenze, per presenziare alla stipula del trattato di pace tra Guelfi e Ghibellini redatto sotto l'egida di Papa Niccolò III con la presenza del Card. Latino.
Nel 1307 fu uno dei comandanti dell'armata ascolana che a Jesi si batté contro i ghibellini per scuotere il giogo dei ministri pontifici che tiranneggiavano la provincia durante la cattività avignonese; ma dato l'esito infelice della battaglia, le città ritornarono sotto il dominio papale e nel 1309, ottennero il perdono versando una forte somma di denaro; però, prima di concedere il perdono il 22 giugno anno V del suo pontificato, il Papa Clemente V condannò i capi della rivolta tra i quali vi era GIOVANNI BONAPARTE, ad andare in pellegrinaggio a S. Giacomo di Galizia o al S. Sepolcro in Gerusalemme"; condanna commutata il 21 marzo 1310, su richiesta degli interessati, in una forte pena pecuniaria.
fonte: associazioneleopardi.it – martedì 9 agosto